La green economy vale 24 milioni di nuovi posti di lavoro

Nel rapporto “Lavoro e problematiche sociali nel mondo 2018: un’economia verde e creatrice di occupazione”, pubblicato il 14 maggio, l’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL) ha realizzato una stima delle perdite e della creazione di nuovi posti di lavoro prodotti dall’evoluzione dell’economia verde. Con sei milioni di lavori che andranno persi, il saldo generato dalla transizione ecologica sarebbe di 18 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030.
Già nel 2013, l’agenzia delle Nazioni Unite _ della quale fanno parte rappresentanti dei governi, delle imprese e dei lavoratori di 187 paesi _ aveva sottolineato nel corso della Conferenza internazionale del lavoro che si tenne a Ginevra nel mese di luglio che “il guadagno netto in termini di nuovi posti di lavoro tra il 2010 e il 2030 sarà compreso tra lo 0,5 e il due per cento”. L’obiettivo non è stato semplicemente di contabilizzare i green jobs futuri, ma di studiare l’evoluzione di tutti i settori in vista dei mutamenti attesi nell’economia.
Così l’OIL stima che le azioni che hanno lo scopo di limitare il riscaldamento climatico ai 2° porteranno alla creazioni di nuovi posti di lavoro in misura sufficiente a compensare largamente i sei milioni di posti di lavoro che andranno persi.
Secondo il rapporto, il beneficio netto si concentrerà nelle macro-regioni rappresentate dall’America, dall’Asia-Pacifico, e dall’Europa e si tratta rispettivamente di tre, quattordici e dodici milioni di lavori. Al contrario il Medioriente e l’Africa perderebbero circa 300.000 e 350.000 posti di lavoro, a causa della loro forte dipendenza dalle fonti fossili e dal settore minerario.
Sui 163 settori economici studiati, solo quattordici subiranno una contrazione occupazionale superiore ai dieci mila posti di lavoro su scala mondiale. Mentre i settori dell’estrazione petrolifera e della raffinazione subiranno perdite occupazionali superiori al milione. Nel settore dell’elettricità, la creazione di 2,5 milioni di posti per l’energia rinnovabile compenserebbe largamente la perdita di 400.000 unità nella produzione basata sui combustibili fossili. L’economia circolare, con le attività di riciclaggio, di raccolta, di recupero potrebbe generare fino a sei milioni di nuovi posti di lavoro. In questo settore, la raccomandazione dell’OIL è di assicurare la qualità del lavoro, molto spesso precario, pericoloso e privo di protezioni sociali.
Nel breve periodo, si legge nel rapporto, saranno inevitabili gli effetti negativi sull’economia. Per questa ragione è necessario “sviluppare politiche adeguate” che comprendono formazione professionale, sostegno al reddito dei lavoratori e assistenza sanitaria rafforzata.
Un investimento che per l’Organizzazione sembra essere inevitabile anche a livello economico perché il riscaldamento globale incontrollato comporterebbe, causa malattia, una perdita mondiale del 2% delle ore lavorate fino al 2030.