Coronavirus e disabili, le istanze delle associazioni

Nel pensare la fase 2, si dovrà guardare anche ai diritti delle persone con disabilità. Secondo le associazioni sono diverse le priorità da tenere in considerazione. Intanto, “bisogna fornire l’assistenza domiciliare a tutti quei soggetti che ne hanno bisogno per vivere dignitosamente”, “permettere una effettiva inclusione e continuità scolastica anche grazie al potenziamento reale della didattica a distanza”, oltre a forti “misure di sostegno per le Politiche sociali e socio-sanitarie”, investendo ad esempio maggiori risorse “per aumentare il Fondo Non Autosufficienza (FNA), ancora ampiamente insufficiente” per rispondere alle esigenze di oltre 4 milioni di disabili che vivono in Italia (Fonte: Istat). Poi, aggiungono le organizzazioni Fand e Fish, “va incrementato l’importo delle pensioni di invalidità ferme da troppo tempo alla misera cifra di circa 285 euro” e dare “risposte chiare con i protocolli da seguire per quando verranno riaperti i Centri diurni per disabili (Cdd)”, chiusi con il decreto Cura Italia del 16 marzo.
Queste sono alcune tra le principali questioni segnalate e che dovranno essere affrontate dalle istituzioni nel periodo post lockdown. La situazione è in evoluzione. Intanto per la prima volta dall’inizio della pandemia di Covid-19 un esponente del mondo della disabilità è presente nella “sala dei bottoni”. E lo fa partecipando alla task force anti-coronavirus per il secondo tempo dell’emergenza, facendo parte integrante del gruppo di esperti a vario titolo nominati dalla presidenza del Consiglio per lavorare a supporto del governo per la programmazione e organizzazione della ripartenza. Tra i 16 tecnici competenti scelti dal premier attraverso il Dpcm del 10 aprile, oltre a Vittorio Colao posto alla loro guida, c’è anche Giampiero Griffo, già coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Ma allo stesso modo il presidente della Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità, Nazaro Pagano, evidenzia “l’assenza di confronto con le associazioni sui temi da affrontare nei prossimi mesi da parte del Governo, il cui premier Conte ha voluto mantenere a Palazzo Chigi le deleghe sulla disabilità dopo la soppressione del ministero della Disabilità e Famiglia”. Sono diversi i problemi irrisolti dalle istituzioni che riguardano le persone disabili, criticità che nel corso del contagio di covid-19 si sono aggravate ancora di più, lasciando spesso questi soggetti in isolamento senza istruzioni da seguire.
Le Federazioni disabili Fand e Fish sostengono che sia arrivato il momento di investire molto di più in particolare sulle Politiche sociali e sulla Sanità pubblica. “Ad esempio chiediamo al governo di potenziare presto il Fondo Non Autosufficienza. Inoltre _ aggiungono _ non possiamo lasciare senza una precisa strategia omogenea a livello nazionale in vista della prossima ripartenza soprattutto i disabili e tutto il personale medico, gli infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, educatori, volontari e psicologi che li supportano”. Secondo il presidente della Fand “non sono ancora ben chiare le funzioni attribuite al Comitato guidato da Colao. Le persone disabili rappresentano circa il 7% della popolazione italiana ed i temi che li riguardano e che investono anche le loro famiglie sono tanti, diversi e complessi. La politica, attraverso i suoi massimi livelli istituzionali, deve farsene carico in modo pieno e deciso e non scaricare ruoli e responsabilità ad altri organismi”.
La crisi generata dall’emergenza sanitaria ha ancor più evidenziato la fragilità del sistema socio-assistenziale-previdenziale italiano e le persone non autosufficienti hanno patito ancor di più per lo stato emergenziale imposto al Paese. Le associazioni storiche aderenti alla Fand (Amic, Anmic, Ens, Uici, Unms, Anglat, Arpa) evidenziano alcune criticità da risolvere. “Bisogna stabilire delle priorità che riguardano in particolare le persone disabili _ afferma Pagano _ come l’assistenza domiciliare, l’inclusione sociale, l’abbattimento delle barriere architettoniche, oltre che l’accesso ai sistemi di didattica, all’informazione e comunicazione anche per le disabilità sensoriali ed intellettive”. Per la Fand durante quest’anno difficile non è possibile dimenticare anche il tema del Dopo di noi e i progetti di Vita indipendente devono essere potenziati su tutto il territorio nazionale. Il presidente Fand conclude dicendo che “non lesineremo alcun contributo di idee, contenuti e azioni al Presidente del Consiglio, per costruire insieme una società pienamente inclusiva anche in ossequio al dettato della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che, è sempre bene ricordarlo, è legge dello Stato italiano dal 2009”.
Il numero uno della Federazione italiana per il superamento dell’handicap Vincenzo Falabella sottolinea che per entrare dignitosamente nella ripartenza è necessario innanzitutto sistemare subito alcune misure a sostegno dei disabili per ora solo abbozzate. “Pensiamo soprattutto a quegli strumenti come i permessi e i congedi lavorativi che soffrono di significative deficienze applicative e da maggio non saranno più disponibili, stando le cose oggi”. Per Falabella è necessario dare risposte concrete anche al tema fondamentale dell’assistenza personale. “Le scuole sono attive solo online e con diffusi problemi nella didattica accessibile a distanza e i Cdd restano chiusi, ma le famiglie lasciate molto spesso sole ad affrontare tutto questo fanno davvero i salti mortali per garantire la continuità dell’assistenza. Bisognerà _ aggiunge il presidente della Fish _ coniugare i tempi del lavoro con quelli della famiglia con una persona disabile a carico e risulta una sfida da affrontare subito”.
Entrando nella fase 2 si dovrà anche fare la conta dei danni e comprenderne l’entità. “Molte persone sono rimaste isolate a lungo, magari hanno trascorso settimane in quarantena solo con il proprio caregiver. Cosa succede casa per casa ancora non lo sappiamo” sottolinea Falabella. Sul discorso delle RSA “quello che sta accadendo _ continua _ assume ogni giorno che passa contorni drammatici ma anche annunciati. Siamo contro ogni segregazione e dobbiamo sostenere nuovi modelli di abitare, progetti innovativi avendo un forte legame con le comunità di riferimento. Vanno inoltre ripensate le regole di accreditamento perché questo dramma non sia accaduto invano”, conclude.