Varianti Omicron, a quando un nuovo vaccino?

Prima di arrivare a un vaccino pan-coronavirus, cioè efficace contro tutte le varianti, si dovrà molto probabilmente passare da uno aggiornato in grado di combattere varianti e sottovarianti in circolazione. È la previsione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), con cui concorda anche Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all’Università di Padova, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed ex membro del Cts.
L’opinione dell’Ema e di Palù
“L’Ema ha ricordato che per l’intera popolazione bisogna puntare su vaccini aggiornati alle varianti e sottovarianti circolanti, oltre a cercare nel lungo periodo un vaccino polivalente contro tutti i coronavirus. Quando i primi saranno approvati _ verranno valutati probabilmente a settembre _ si potranno fare”. Lo ha riferito Palù, in un’intervista a La Stampa.
A che punto sono i nuovi vaccini
In tutto il mondo, riferiva ad aprile IlSole24Ore, “ci sono ben 271 studi in fase preclinica, 147 vaccini ai primi test clinici e oltre una dozzina di candidati promettenti” per i nuovi vaccini aggiornati alla variante Omicron. Il lavoro portato avanti dagli scienziati riguarda sia vaccini monovalenti, ovvero solo per Omicron e le sue sottovarianti, che bivalenti e dunque efficaci contemporaneamente per il ceppo originario di Wuhan (come gli antidoti attuali) e Omicron. Proprio a questo secondo tipo è orientata la ricerca di Pfizer/BioNTech e Moderna con la tecnologia mRna anche se, secondo Quotidiano Sanità, “non è ancora chiaro se saranno più efficaci di quelli già esistenti”.
Le autorizzazioni
Se tutto andrà bene, riportava Il Sole24Ore, ad agosto le prime richieste per l’autorizzazione di un vaccino adattato contro più varianti verranno sottoposte sia all’Ema che alla Food and Drug Administration (Fda). In caso di esito positivo, la campagna vaccinale potrà iniziare già in autunno.
Anche dagli States, i funzionari dell’amministrazione Biden hanno detto che sperano di essere in grado di distribuire tali richiami dopo l’estate, in particolare ad anziani e persone più a rischio di infezione grave e morte.
Cosa dice Pfizer
La previsione del presidente e Ceo di Pfizer, Albert Bourla, di un nuovo vaccino pronto a marzo 2022 è slittata all’autunno. Il 13 aprile, infatti, durante una conferenza stampa della Federazione internazionale delle imprese e delle associazioni del farmaco (Ifpma) che ha riunito i Ceo di alcune delle più importanti Big Pharma, ha detto: “Spero che entro l’autunno avremo un vaccino per le varianti mutate. So che anche Moderna ci sta lavorando, stiamo testando differenti vaccini, dosaggi, insomma stiamo sperimentando molti percorsi”.
Un altro obiettivo della casa farmaceutica statunitense è quello di ottenere dal nuovo vaccino una protezione più duratura: “Secondo Pfizer _ ha aggiunto Bourla _ un vaccino che dura un anno sarebbe la soluzione ottimale. È molto difficile con questo virus, ma ci stiamo lavorando”.
Il trial di Pfizer
Il trial per il nuovo vaccino, fa sapere Pfizer, coinvolgerà 1.420 volontari di età compresa tra i 18 e i 55 anni: 615 persone che hanno ricevuto due dosi dell’attuale vaccino Pfizer 3-6 mesi fa riceveranno una o due dosi di quello aggiornato; 600 a cui, invece, sono già state somministrate tre dosi 3-6 mesi fa ne riceveranno una quarta del vaccino attuale o della nuova versione; e, infine, a 205 volontari non vaccinati verranno somministrate tre dosi del vaccino anti Omicron.
I risultati completi dello studio, tuttavia, richiederanno molti mesi in quanto ai volontari saranno somministrate più dosi e i ricercatori dovranno misurare per quanto tempo gli anticorpi rimangono a un livello alto.
La risposta di Moderna
Per quanto riguarda il competitor Moderna, la multinazionale non solo sta studiando una versione aggiornata del suo vaccino, ma sta portando avanti anche la ricerca di un vaccino unico per Covid e influenza, e di un “trivalente” Covid-influenza-virus sincinziale.
Intanto, a metà aprile, ha rilasciato dati clinici che dimostrano che il suo nuovo vaccino anti Covid ha prodotto una risposta immunitaria più forte contro le principali varianti del virus, tra cui Omicron e Delta, rispetto a quello attualmente autorizzato.
I primi risultati
Secondo i primi risultati, si legge su Cnbc, una dose di 50 microgrammi del nuovo vaccino di Moderna ha raddoppiato gli anticorpi contro Omicron sei mesi dopo l’iniezione rispetto al richiamo originale con lo stesso dosaggio.
Finora lo studio clinico ha incluso 895 partecipanti che hanno ricevuto una singola dose aggiornata con un dosaggio di 50 microgrammi o 100 microgrammi.
Perché ha senso pensare a una versione aggiornata dei vaccini
“Dobbiamo avere fiducia nei vaccini attuali, che proteggono ancora molto bene verso la malattia grave, e sperare nella ricerca affinché produca per l’autunno dosi aggiornate e farmaci sempre più efficaci”, ha spiegato Palù. Tuttavia, ha ricordato che “le reinfezioni sono l’ennesima prova che non ha senso parlare d’immunità di gregge” perché, secondo il virologo, il “Sars-Cov-2 resterà con noi a lungo con un andamento stagionale, per cui a ottobre tornerà forte”.
Inoltre, per il virologo, “non possiamo escludere che Omicron muti in una variante molto diversa e più patogena, ma sarebbe un processo contrario al destino evolutivo del virus che finora ha perso virulenza non infettando più i polmoni”.