Tumore al colon-retto, nuovo farmaco rimborsabile

Un chemioterapico di terza linea, per i pazienti con tumore del colon retto in stadio avanzato (metastatico) precedentemente trattati con la chemioterapia e con i farmaci biologici, è diventato rimborsabile anche in Italia.
La molecola, una combinazione di trifluridina e tipiracil, è un’ulteriore possibilità contro la neoplasia più diffusa in Italia e agisce “inserendosi direttamente nel DNA, interferendo con la sua funzione e prevenendo in tal modo la proliferazione e la crescita delle cellule tumorali. Questo approccio combatte il cancro in modo diverso rispetto ai trattamenti somministrati in precedenza, permettendoci di rallentare la progressione della malattia senza trattare il paziente nuovamente con le stesse terapie” il professor Alberto Sobrero, Responsabile del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova.
Nel 2017, sono stimate circa 53mila nuove diagnosi di tumore del colon-retto, al secondo posto sia tra gli uomini (per cui rappresenta il 15% di tutti i nuovi tumori) sia tra le donne (13%), preceduto rispettivamente dalla prostata e dalla mammella. Gli avanzamenti nella ricerca e nelle terapie hanno permesso di raggiungere buoni risultati nel trattamento di questo tumore che, nel 2014, ha provocato 18.671 decessi ,di cui il 54% negli uomini.
Oggi sono quasi mezzo milione gli italiani che vivono dopo aver affrontato questo tumore, circa il 14% di tutti i pazienti oncologici residenti nel nostro Paese, e nel 2013, erano circa 300mila. Gli stili di vita e la familiarità sono fattori di aumento del rischio di incidenza: attenzione a fattori dietetici quali il consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, il sovrappeso e la ridotta attività fisica, il fumo e l’eccesso di alcool.
“La prevenzione primaria risulta fondamentale così come riuscire ad ottenere l’eliminazione dei precursori e una diagnosi precoce del tumore in uno stadio il più possibile iniziale” ha sottolineato Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia Medica al Clinical Cancer Centre dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia.
“Negli ultimi anni, grazie all’impegno delle istituzioni locali e nazionali, è stato sviluppato il programma nazionale di screening per il carcinoma colorettale che prevede la ricerca di sangue occulto nelle feci e per i casi risultati positivi al test la successiva colonscopia. Se individuiamo i precursori della neoplasia o la neoplasia durante le prime fasi possiamo intervenire tempestivamente e ottenere i migliori risultati in termini di guarigione. Attualmente il 65% dei pazienti riesce a sconfiggere la malattia”. Tuttavia, spiega Pinto, “il 20% dei casi è scoperto quando è ormai troppo tardi e sono già state sviluppate delle metastasi”.
Eppure, cifre alla mano, l’adesione agli screening è ancora troppo bassa. Nel 2015, l’adesione all’invito è stata complessivamente del 43%, con enormi differenze regionali: al Nord una persona su due (53%), al Sud solo un quarto degli interessati (25%).