Superbatteri, record di decessi in Italia

Mani poco pulite, abuso di antibiotici anche nel mondo animale, troppo turnover di pazienti in ospedali e residenze anziani per i pochi posti letto. Sono i principali fattori che regalano all’Italia “un triste primato in Europa”: i morti da superbatteri resistenti ai farmaci. In Ue hanno provocato in un anno 33.110 decessi soprattutto fra senior e bimbi nei primi mesi di vita e un terzo delle vittime – oltre 10mila – sono state nel nostro Paese. Numeri, cause e possibili soluzioni dell’antibiotico-resistenza, “ormai un’emergenza globale” che nel 2050 porterà le infezioni batteriche al primo posto fra i killer nel pianeta, sono stati al centro del VII Congresso biennale internazionale Amit – Argomenti di malattie infettive e tropicali, in programma a Milano il 14 e 15 marzo.
Il tema è in cima alle agende delle istituzioni di tutto il mondo _ dai Cdc negli Usa agli Ecdc e all’Efsa in Europa, dall’Ocse all’Oms i cui dati diffusi in febbraio (ritenuti parziali e relativi a 22 nazioni) stimano in 500 mila le persone che hanno avuto infezioni da batteri che hanno sviluppato un’antibiotico-resistenza _ e tutte hanno elaborato algoritmi e linee guida per la gestione di “numeri sconvolgenti”, li definiscono gli esperti. “Attualmente qualunque tipo di infezione, dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi quali polmoniti e sepsi, può essere causato da batteri antibiotico-resistenti” spiega Marco Tinelli, tesoriere della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), presidente del summit Amit insieme a Massimo Galli, presidente Simit.
“Sembra un paradosso _ osserva _ ma anche una persona che non ha mai preso antibiotici corre il rischio di avere un’infezione da batteri resistenti, soprattutto se si trova in ospedale o nelle altre strutture di assistenza sanitaria. I batteri non conoscono frontiere e le stesse resistenze che si trovano in Europa o negli Stati Uniti si possono evidenziare in villaggi sperduti in Africa e in America Latina, come il report dell’Oms dimostra chiaramente”.
Alla due giorni milanese, ospitata dalla Federazione delle Associazioni scientifiche e tecniche-Fast di piazzale Morandi, hanno partecipato oltre 300 esperti da tutta Italia e dall’estero.
A livello internazionale, il 63% delle infezioni da superbatteri risulta correlato all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria. In Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità, su 9 milioni di ricoveri ogni anno si riscontrano da 450mila a 700mila casi di infezioni ospedaliere (5-8% del totale degenti).
Tra le cause principali dell’antibiotico-resistenza indicate da un’indagine diffusa al Congresso Amit “vi è sicuramente la scarsa tendenza a lavarsi frequentemente le mani. Questa è particolarmente rilevante in Italia, dove l’uso delle soluzioni alcoliche come detergenti risulta essere tra i più bassi nell’Unione europea secondo un report dell’Ecdc. Vi è poi la non oculata e inappropriata gestione degli antibiotici negli animali da allevamento e nel territorio per la prevenzione delle infezioni”, con un rischio di induzione di resistenze che “coinvolge anche la salute umana (le deiezioni degli animali contengono batteri ad alta resistenza che si diffondono nei terreni circostanti gli allevamenti stessi, nelle acque di scolo e quindi nei fiumi e laghi)”.
Infine, “l’antibiotico-resistenza è dovuta al trasferimento genico delle resistenze da un batterio all’altro e all’esagerato turnover dei pazienti nelle strutture sanitarie (ospedali, Rsa) dovuto a una cronica mancanza di posti letto”.