Nuovo ceppo di influenza aviaria dalla Spagna

Torna il timore per l’influenza aviaria. Un focolaio in un allevamento di visoni in Spagna indica che un ceppo H5N1 è in grado di diffondersi tra i mammiferi. Ne dà ampio approfondimento la rivista scientifica Nature.
Nell’ottobre dello scorso anno, viene riportato, un focolaio era stato riscontrato in un allevamento di visoni a Carral, in Spagna. Il tasso di mortalità fra gli animali era passato dallo 0,25 allo 0,77 per cento a settimana, con positività al test per H5N1. Il sequenziamento ha mostrato che gli animali erano stati infettati da una nuova variante del virus e parte del materiale genetico era associato a un ceppo in circolazione tra i gabbiani. I responsabili dell’allevamento sono stati costretti ad abbattere tutti i 51.986 visoni della fattoria. Tra i lavoratori agricoli, 11 sono stati a contatto con un animale infetto, ma tutti sono risultati negativi al test per l’H5N1.
Questa variante costituisce un territorio inesplorato dell’influenza aviaria _ ha precisato Wendy Puryear, virologa presso la Tufts University di Medford _ in assenza di determinate precauzioni specifiche, la malattia potrebbe anche compiere il salto inter specie e diffondersi nell’uomo”.
Nell’ultimo anno, l’H5N1 ha mostrato una crescente capacità di trasmissione tra uccelli e mammiferi. Negli Stati Uniti sono state riscontrate infezioni in circa una dozzina di specie, compresi procioni, volpi, foche e orsi grizzly. Prima del caso dei visoni spagnoli, però, tutti gli episodi riportati potevano essere attribuiti al contatto diretto con materiale contaminato. “Gli animali _ ha spiegato Hualan Chen, virologo presso l’Harbin Veterinary Research Institute in Cina _ possono ingerire escrementi di uccelli selvatici o predare animali infetti. Questo può portare allo sviluppo della malattia. La diffusione tra i mammiferi, però, implica che H5N1 può rappresentare un rischio maggiore per la salute pubblica”.
Il livello di pericolo per l’umanità, però, è ancora piuttosto basso, rassicurano gli esperti. Se il nuovo ceppo di H5N1 dovesse iniziare a infettare le persone, le autorità sanitarie dovrebbero essere in grado di produrre rapidamente un vaccino specifico. “Il rischio più elevato riguarda gli animali selvatici _ commenta Puryear _ l’influenza aviaria ha costantemente provocato livelli elevati di malattia e alti tassi di decesso tra uccelli selvatici e mammiferi nell’ultimo anno, per cui sarà fondamentale monitorare in che modo la nuova variante si comporterà. Non possiamo ancora effettuare previsioni accurate”.
Commenta Stefano Bertuzzi, Chief Executive Officer dell’American Society for Microbiology e braccio destro di Anthony Fauci nella Task Force anti-Covid della Casa Bianca, laureato in Scienze agrarie, alimentari e ambientali all’Università Cattolica – campus di Piacenza: “Al momento non ci sono motivi di allarme per un’epidemia a livello umano. Questo è un perfetto esempio di one health, di sistema circolare (in cui sono interconnessi animali, persone, ambiente, ndr). Il compito dei microorganismi, dei virus è quello di trasmettersi, quindi mutano per sopravvivere perché non possono replicarsi senza un ospite. Eventi come questo fanno parte di fenomeni naturali che accadono. La differenza _ e la preoccupazione _ è che oggi la possibilità di viaggiare, comunicare a livello globale è molto più alta e, soprattutto, viviamo in un ambiente in cui il contatto con gli animali è molto più frequente di quanto non fosse prima”.
C’è il pericolo di una nuova pandemia? “Non è una questione di se o di quando ci sarà, perché di fatto viviamo in un sistema circolare _ chiarisce Bertuzzi _. La sorveglianza è fondamentale, soprattutto negli uccelli migratori e negli animali selvatici, quindi va potenziata perché è un modo per anticipare le cattive notizie”.
Fonte: Corriere della Sera