Covid. Cosa si sa della variante Omicron, previsioni e ipotesi

L’arrivo di Omicron, la nuova variante di coronavirus identificata per la prima volta in Botswana e Sud Africa e ormai presente in Europa (Italia compresa), negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo è stata accolta con grande ansia e paura. Molte nazioni hanno chiuso le frontiere impedendo l’atterraggio di voli provenienti dal Sudafrica e altre regioni africane, scelta contestata da numerosi scienziati (e dall’Oms) perché l’atteggiamento di chiusura non incentiva i Paesi a comunicare rapidamente le nuove varianti se poi vengono puniti con l’isolamento. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha subito identificato Omicron come variante di preoccupazione e oggi la domanda ancora senza una risposta chiara è: i vaccini ci difenderanno anche da Omicron?
L’effetto di Omicron sulla pandemia
La verità è che non è detto che l’arrivo di Omicron sia davvero una cattiva notizia. L’effetto di Omicron sul corso della pandemia dipenderà da tre sue caratteristiche: la sua trasmissibilità, la sua capacità di eludere le difese immunitarie indotte dai vaccini e la sua virulenza, ovvero se provocherà una malattia più grave.
Se si dovesse scoprire che Omicron si trasmette facilmente da un ospite all’altro, che elude gli anticorpi neutralizzanti e provoca una malattia grave allora la situazione sarebbe effettivamente complessa e le conseguenze potrebbero essere terribili.
“Ma se Omicron si rivelasse una variante super contagiosa ma che provoca sintomi lievi, allora potrebbe essere anche una buona notizia” scrive Rachel Gutman su The Atlantic.
Perché conviveremo con il Covid
È ormai opinione di molti che convivere con il coronavirus sia ormai inevitabile. Vaccinare l’intera umanità non sembra qualcosa di facilmente attuabile. Anche i Paesi ricchi che hanno avuto a disposizione grandi quantità di vaccini non sono riusciti a immunizzare il 100% della popolazione, tenuto conto dell’ampia fetta di persone che rifiuta il vaccino per paura o per motivi ideologici.
I vaccini in commercio non sono purtroppo sterilizzanti: riducono ancora il rischio di ospedalizzazione, malattia grave o morte (anche se con percentuali minori in confronto alla variante Alfa), ma non prevengono completamente la trasmissione. Inoltre la loro efficacia si riduce in tempi notevolmente più ridotti (3-4 mesi) rispetto al tempo necessario per vaccinare la popolazione, rendendo praticamente impossibile avere sempre il giusto timing tra alte percentuali di immunizzati in coincidenza di un’alta incidenza del virus.
Infine anche se ogni essere umano sulla Terra ottenesse l’immunità da vaccino o da infezione, il virus potrebbe ritirarsi in uno dei suoi ospiti animali per poi tornare all’uomo mutato, in quella che gli scienziati chiamano “zoonosi inversa”.
Impossibile eradicare il virus
Molti scienziati hanno messo le mani avanti sul futuro della pandemia. Ormai nessuno crede che eradicare il Covid sia un obiettivo realistico.
Anche Anthony Fauci (foto in alto), immunologo consigliere della Casa Bianca a inizio ottobre aveva dichiarato: “Sarà molto difficile, almeno nel prossimo futuro e forse mai, eliminare questo virus altamente trasmissibile”. “Dato che questo nemico non può essere sconfitto, avremmo tutti maggiori possibilità di sopravvivenza se fosse armato con una fionda anziché con un cannone” scrive ancora The Atlantic.
La speranza: più mite e più trasmissibile
Se Omicron dovesse davvero rivelarsi più mite di Delta sarebbe certamente una buona notizia. Ma se si rivelasse insieme “più mite” e maggiormente trasmissibile potrebbe essere addirittura un’ottima notizia.
Quando circolano due varianti quella che infetta più persone e più rapidamente tenderà a dominare.
“Omicron potrebbe anche segnare la fine della paura pandemica _ commenta Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia _ e diventare l’inizio della fase attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo: una relazione pacifica tra uomo e coronavirus. Se la nuova variante si confermasse davvero più trasmissibile, ma meno aggressiva, potrebbe essere l’adattamento di Sars-CoV-2 che aspettavamo”.
Fuga immunitaria
“Omicron potrebbe prevalere o perché si replica più rapidamente nei suoi ospiti umani e si diffonde in modo più efficace tra loro, quindi diventa più contagiosa o perché elude più abilmente l’immunità acquisita, da infezione o da vaccino” spiega a The Atlantic Samuel Scarpino, del Pandemic Prevention Institute della Rockefeller Foundation.
Parlare di fuga immunitaria può suonare allarmante: l’idea di ricominciare da capo dopo due anni di lotta dura contro il virus non sembra molto rassicurante. Nessuno dopo essersi vaccinato vorrebbe sentirsi dire di essere ancora suscettibile. Però una variante che provoca reinfezioni ma non comporta una malattia grave che necessita assistenza ventilatoria potrebbe non essere così negativa. “Se scopriremo che Omicron aggira i vaccini ma alla fine provoca una malattia poco grave probabilmente stiamo andando nella giusta direzione” dice Elizabeth Halloran, biostatistica del Fred Hutchinson Cancer Research Center.
L’obiettivo del virus: la convivenza
L’obiettivo dei virus, soprattutto quelli respiratori come Sars-CoV-2 , è contagiare più ospiti possibili, sfruttando l’organismo per moltiplicarsi e continuare a circolare. Al virus non conviene eliminare l’ospite comportandosi in maniera aggressiva (morirebbe anche lui): meglio cercare una convivenza che gli permetta di sopravvivere. Più dà pochi sintomi o addirittura nessun sintomo _ puntualizza Arnaldo Caruso, che è anche professore ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia , più un virus ha la possibilità di trasmettersi, di continuare la sua corsa e di prevalere nella sua forma più contagiosa, più veloce ma più mite, su tutte le altre varianti. È questo che forse sta succedendo, anche se ad oggi i dati disponibili sono pochi e tutto è ancora da verificare e da comprendere”. Perderemo l’immunità acquisita? È possibile però che con una Omicron super contagiosa e al contempo super mite chi si contagia non sviluppi sufficiente immunità da difendersi da un’infezione successiva. I casi lievi di Covid potrebbero non stimolare il sistema immunitario a produrre tanti anticorpi quanti si svilupperebbero nei confronti della malattia grave. Sul tema gli studi non sono stati univoci e ci sono ricerche in cui si dimostra che un’infezione lieve non preclude necessariamente una risposta immunitaria robusta e potrebbero invece entrare in campo le cellule T in grado di combattere “l’invasore” la prossima volta che si presenta. Il coronavirus come un raffreddore L’ipotesi che il coronavirus possa trasformarsi negli anni in un raffreddore, diventando una malattia endemica è stata più volte avanzata dai ricercatori. Nel gennaio scorso un articolo pubblicato su Science basato sullo studio degli altri coronavirus umani aveva previsto che Sars-CoV-2 un giorno sarebbe diventato endemico. Se SarsCoV2 seguisse le orme di altri coronavirus responsabili del comune raffreddore avevano concluso i ricercatori _ l’infezione potrebbe notevolmente attenuarsi: secondo le previsioni, potrebbe colpire la prima volta entro i 3-5 anni di età con sintomi modesti, per poi ripresentarsi in età adulta, ma in modo ancora più lieve. In altre parole il coronavirus ha tutte le caratteristiche per diventare endemico: cioé sarà un patogeno che circola a bassi livelli e solo raramente causerà malattie gravi.
L’attesa dei dati
Fino ad oggi Delta si è dimostrata una variante ideale: abbastanza trasmissibile da dominare le varianti più pericolose come Beta e Gamma ma in genere la sua virulenza può essere ancora controllata dalla vaccinazione.
Solo nelle prossime settimane sarà possibile scoprire se Omicron avrà il suo carico di positività (e sarebbe un bel regalo di Natale) o se si rivelerà una variante “immune escape”, capace tra l’altro di causare malattie più gravi.
Fonte: Corriere della Sera