Biotestamento, da cinque anni se ne discute in Parlamento

Il Parlamento è impegnato nell’esame manovra considerata, di fatto, l’ultimo provvedimento della legislatura, ma c’è anche chi non considera ancora chiusa la porta almeno per un paio di proposte di legge: lo ius soli e il biotestamento. Vediamo, dunque, mentre si è aperto il processo a Marco Cappato per aver aiutato dj Fabo ad andare in Svizzera per il suicidio assistito, a che punto è questo secondo provvedimento dopo l’ok della Camera avvenuto il 20 aprile scorso.
Il disegno di legge non è ancora in calendario a Palazzo Madama ma il 28 ottobre è arrivato a scuotere il Parlamento un nuovo appello, questa volta di Michele Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani ed ex presidente della Provincia di Firenze, oggi malato di Sla, inviato al presidente del Senato e alla presidente della Camera. Gesualdi, facendo riferimento alla sua malattia, ha chiesto un’accelerazione della legge sul testamento biologico: “Non si tratta di favorire l’eutanasia, ma solo di lasciare libero l’interessato di scegliere di non essere inutilmente torturato”.
“Commovente lettera di Gesualdi. Spero prossima capigruppo calendarizzi il testamentobiologico e che l’Aula possa esprimersi presto sul tema”, è stata la replica di Grasso mentre, comunque, Palazzo Madama è impegnato sulla manovra. Il 26 ottobre scorso la relatrice del provvedimento, Emilia Di Biase si è dimessa. “Non ritengo ci siano le condizioni per proseguire l’iter del provvedimento in Commissione, quindi rimetto il mandato da relatrice. I tempi non consentono di proseguire in Commissione”, aveva annunciato Di Biase, precisando come tuttavia non spetti a lei “come presidente della commissione decidere sulla calendarizzazione in Aula del Ddl. Da questo momento, come da regolamento, il provvedimento esce dalle competenze della commissione Sanità ed entra in quelle regolamentari della Conferenza dei capigruppo”. “Sono positiva _ ha detto in seguito _ e confido nel fatto che il provvedimento vada in Aula”. “E’ stato impossibile andare avanti in commissione. Più di questo non potevo fare”, ha spiegato. “A fronte degli oltre 3.000 emendamenti ne sono stati ritirati soltanto 300 _ ha chiarito Biasi _ e per una Commissione è tecnicamente impossibile esaminare 2700 emendamenti, metà dei quali con un taglio ostruzionistico”.
Il testo sulle “disposizioni anticipate di trattamento” è composto di cinque articoli e regolamenta le decisioni sul fine-vita. L’articolo 1 regola il consenso informato del fine vita. In base al testo “il medico, avvalendosi di mezzi appropriati allo stato del paziente deve adoperarsi per alleviarne le sofferenze, anche in caso di rifiuto o di revoca del consenso al trattamento sanitario indicato dal medico”. Inoltre, “nel caso di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte, il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure”. Nel testo resta un’altra norma dal forte impatto: le cliniche private, ed in particolare quelle cattoliche, convenzionate con il sistema sanitario nazionale, non potranno chiedere alle Regioni di essere esonerate dall’applicazione delle norme sul biotestamento “non rispondenti alla carta di valori su cui fondano i propri servizi”. Avanza così dopo anni di ostacoli il provvedimento dopo più di 10 anni dalla morte di Pier Giorgio Welby e il clamore degli italiani andati in Svizzera con Marco Cappato e Mina Welby, indagati per istigazione al suicidio. La prima parte riguarda il consenso informato del paziente cosciente, e quindi capace di esprimere direttamente le proprie volontà sulle cure; la seconda parte le Dat, direttive anticipate di volontà.