Agenda 2030, l’Italia in ritardo sugli obiettivi di sostenibilità

Non avevamo dubbi: l’Italia non è un paese sostenibile. Se rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030, tra il 2010 e il 2016, l’Italia mostra segni di miglioramento in sette aree (salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico e cooperazione internazionale), per altre sei aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente (povertà, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, acqua e strutture igienico- sanitarie, condizioni delle città, ecosistema terrestre), mentre per i restanti quattro temi la condizione appare sostanzialmente invariata (alimentazione e agricoltura sostenibile, sistema energetico, condizione dei mari e qualità̀ della governance).
E’ quanto emerge dall’analisi dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), che con i suoi 185 aderenti è la più grande rete di organizzazioni della società civile mai creata in Italia, che oggi pubblica i nuovi indicatori compositi (costruiti a partire da oltre 90 indicatori elementari) per descrivere l’andamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e consentire, alla vigilia delle elezioni politiche, una valutazione del Paese rispetto agli impegni che ha assunto in sede Onu con la sottoscrizione dell’Agenda 2030.
E’ necessario _ avverte Asvis _ che la politica si impegni, con azioni immediate, per portare il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
“Malgrado i passi avanti compiuti in alcuni campi _ sottolinea il portavoce ASviS, Enrico Giovannini _ l’Italia resta in una condizione di non sostenibilità̀ economica, sociale e ambientale. Se i partiti non metteranno lo sviluppo sostenibile al centro della legislatura, le condizioni dell’Italia saranno destinate a peggiorare anche in confronto ad altri Paesi”.