Viabilità, sono davvero sicure le nostre strade?

No, secondo la Bem Research di Roma, società che si occupa di big data e web marketing. L’azienda ha raccolto i dati Istat che si riferivano a 220 mila incidenti con lesioni a persone verificatisi tra il 2010 e il 2013. Incrociando i dati in base a dei fattori precisi quali il luogo, la tipologia della strada, i periodi e i giorni dell’anno, le fasce orarie, si è potuto individuare alcuni elementi che determinano una maggiore rischiosità di incidenti.
Ne è risultata una fotografia chiara e, per certi aspetti, sorprendente. Infatti il rischio di incidente mortale è più alto al Sud, e precisamente nelle province di Caserta, Crotone, Foggia e Cosenza, ma anche in una provincia non così ad alto traffico come Rovigo. Le città invece con il più basso indice di mortalità sono in ordine Milano, Genova, Roma, Monza e Firenze. L’indagine rivela anche come siano più pericolose le strade statali e provinciali, meno le autostrade e le vie  cittadine.
La bilancia dei sinistri pende di più verso il Sud Italia anche a causa del manto stradale rovinato e con una scarsa manutenzione, date le minori risorse di cui dispongono i Comuni meridionali. I mesi più a rischio sono quelli caratterizzati dal maggior traffico di vacanzieri, vale a dire agosto e dicembre, con una maggiore concentrazione nei fine settimana. Meno rischioso il periodo da marzo a giugno. La fascia oraria col picco di incidenti va dalle 21 alle 6 di mattina, soprattutto nei weekend, e quando alla guida risulta esserci un uomo adulto. La percentuale di mortalità scende infatti quando alla guida di una delle due auto coinvolte nell’incidente c’è una donna o un giovane sotto i 30 anni di età.
La vera sorpesa dello studio, però, è la principale causa dei sinistri: prima in classifica è risultata l’eccessiva confidenza alla guida, anche perché la mortalità più alta risulta in condizioni meteo ottimali e su un tratto di strada rettilineo.
L’indagine evidenzia, ancora una volta, come una seria prevenzione sia l’unico rimedio per poter dimezzare i decessi  sulle strade entro il 2020, come ci sta chiedendo l’Unione Europea. Le soluzioni vanno dagli interventi sulle infrastrutture ai controlli stradali, ma anche a una moderna e capillare segnaletica. Necessari anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi alla guida e una tecnologia che ci avverta dei pericoli imminenti o di tratti stradali pericolosi (magari attraverso il navigatore satellitare). Dal canto loro le case automobilistiche sono da tempo impegnate alla realizzazione di ausili tecnologici per facilitare la guida delle loro auto anche in condizioni di rischio o a causa di distrazioni del conducente. Ma la tecnologia costa. E l’Italia è uno dei Paesi europei con il più vecchio parco auto circolante che si concentra maggiormente, ancora una volta, al Sud.