Scuola, manca il sostegno per gli studenti disabili

La scuola non sempre è uguale per tutti e a dimostrarlo, come forse mai prima, è stata la pandemia. Tra i più colpiti dalle conseguenze del Covid-19 e relativo lockdown, come riconosciuto dalla stessa ministra Azzolina durante la presentazione delle linee guida per il rientro in classe, ci sono gli studenti disabili e le loro famiglie, in tantissimi casi vittime incolpevoli di un abbandono quasi totale. Per loro, denunciano le famiglie, la fase 1 è ancora in atto. E mai come ore, diventa fondamentale garantire la continuità didattica in vista del prossimo anno scolastico e il sostegno per assicurare il diritto allo studio. “Per i primi tre mesi dell’emergenza il governo non ha previsto nulla di specifico per gli alunni con disabilità”. A dirlo è Salvatore Nocera, storico esperto in Italia di inclusione scolastica per conto della Federazione italiana superamento dell’handicap (Fish). “La didattica a distanza (DAD) in particolare per gli studenti con disabilità intellettiva e deficit sensoriali si è rivelata nei fatti un fallimento” denuncia. Poi c’è la controversa questione della possibilità di poter ripetere l’anno solo per gli alunni disabili, previa autorizzazione del preside, del consiglio di classe, concordandolo con i genitori. Tra le problematiche più diffuse di questi mesi: la mancanza di insegnanti di sostegno, educatori, assistenti all’autonomia e alla comunicazione disponibili ad andare a domicilio; assenza di percorsi individuali di qualità per favorire una reale inclusione e attività online inadeguate.
“Si parla di rientro a scuola, ma noi stiamo vivendo ancora la fase uno”. Altro che ripartenza e fine dell’emergenza: “Ancora non ci sono soluzioni sicure per settembre, non si capisce perché la scuola non venga presa in giusta considerazione, ci sentiamo dimenticati dalle istituzioni che hanno dato priorità per la riapertura di discoteche e locali invece delle scuole”. A sostenerlo è L., mamma di una bimba autistica di 11 anni che ha appena terminato la 4° elementare. “I nostri figli sono ancora bloccati alla Fase 1: per loro la scuola è finita il 24 febbraio e non è mai ricominciata. Stare per ore davanti ad un tablet per alunni con disabilità intellettiva è impossibile, dal Miur si sono limitati ad attivare la DAD online ma avrebbero dovuto organizzare iniziative specifiche. Trovo irragionevole che per gli studenti disabili l’unica possibilità messa a disposizione ad oggi dal ministro dell’Istruzione Azzolina sia quella di ripetere l’anno. Nel caso di mia figlia sarebbe una scelta assurda perché cambierebbe compagni di classe, sentendosi penalizzata e spaesata”.
Quella di L. è solo una delle tante storie di genitori che si sono ritrovati soli a gestire i propri figli. In tanti ad esempio, quelli che hanno richiesto la presenza dell’Assistente educativo comunale (Aec) a casa per non perdere completamente le ore di sostegno. Ma in molti casi, racconta sempre L., sono riusciti ad averne uno disponibile solo a inizio giugno. “Possibile che non ci fosse nessun modo di attivare la stessa assistenza in piena sicurezza a domicilio già da aprile o maggio?” si domanda. Secondo L. questa sosta forzata “ha fatto perdere anni di inserimento scolastico. Durante il lockdown abbiamo vissuto anche la questione della passeggiata fuori casa per far stare meglio mia figlia, perché era abituata ad andare al parco e per lei è stato sconvolgente vederlo chiuso, con le aree gioco inaccessibili. E’ stato un disastro”. Così è venuta a mancare la routine per soggetti fragili e L. è molto preoccupata per il futuro. “Stiamo soffrendo più ora rispetto alla fase dell’emergenza, adesso che si dovrebbe tornare alla normalità è davvero dura. Mia figlia ha paura ad uscire, è disabituata al contatto con le persone, ad esempio quando andiamo al parco si nasconde”. E ora a fare paura è il futuro: “Non sono sicura che si possa tornare a scuola a settembre in piena sicurezza. Sono molto delusa per come si sta affrontando il tema della scuola e in particolare degli studenti disabili”.