Pensione anticipata gratuita per le persone svantaggiate

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Si è concretizzato, pochi giorni prima del referendum costituzionale di domenica scorsa, l’accordo tra Governo e sindacati sulle pensioni anticipate (Ape) che permetterà ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione anticipatamente, prima dei 67 anni e a partire dai 63, requisito minimo per la pensione di vecchiaia.
Potranno richiederla, suddivisi in tre categorie, i lavoratori che si trovano in una situazione di bisogno per motivi di salute o disabilità, oppure i lavoratori che prestano la loro opera in aziende in crisi. La richiesta di pensione anticipata è prevista a anche su base volontaria e non necessariamente legata a condizioni di particolare criticità. A partire dal 2017, quindi, chi fosse interessato può richiedere lo scivolo rivolgendosi all’Inps che ne controllerà i requisiti. La copertura degli anni mancanti sarà erogata, attraverso un prestito, direttamente da istituti bancari e previdenziali passando per l’Inps. Il prestito verrà rimborsato mediante una rata mensile sulla pensione nell’arco di vent’anni.
Nel caso invece il lavoratore sia legato a disabilità, sarà direttamente lo Stato a sostenerne le spese, clausola definita Ape Social in base alla quale, appunto, andare in pensione anticipatamente non costerà nulla. La base reddituale per accedere alla pensione deve essere al di sotto dei 1.500 euro lordi mensili. I soggetti che rientrano nella categoria Ape Social sono: disoccupati senza ammortizzatori sociali, i lavoratatori impiegati in lavori usuranti che potrebbero mettere a repentaglio la salute degli stessi, i lavoratori con problemi gravi di salute, i disabili motori, i famigliari di primo grado o conviventi con soggetti gravati da disabilità grave.
Per tutte le categorie l’anticipo pensionistico avrà una durata biennale (2017-2018) e avrà carattere di sperimentazione. Il governo ha messo sul piatto sei miliardi di euro per sostenere il progetto. L’accordo potrebbe anche prevedere alcune modifiche in corso di svolgimento, dipenderà dal numero di richieste che perverranno all’Inps. E’ ovvio che tutto ha un prezzo, starà a tutti quelli che non rientrano nella categoria Ape Social valutare se conviene o no accollarsi un debito per vent’anni per pagarsi i contributi mancanti.