Neoplasie del sangue, migliorano le terapie

Malattie molto diffuse e pericolose come i tumori del sangue stanno registrando negli ultimi anni incoraggianti progressi a livello terapeutico, consentendo di aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti e anche la sua qualità.
Linfoma non-Hodgkin a cellule B
Il linfoma non-Hodgkin è una forma di tumore che può originarsi dai linfonodi o da stomaco, intestino, cute e sistema nervoso centrale, a partire dai linfociti B e T. Il linfoma non-Hodgkin a cellule B risulta essere particolarmente aggressivo, anche se le terapie di prima linea riescono ormai a guarire una buona parte di pazienti. Per quelli cosiddetti “refrattari”, che quindi non rispondono a questi trattamenti, oppure per chi incorre in una ricaduta, si sta oggi sperimentando una cura basata su anticorpi bispecifici. Questi anticorpi vengono chiamati anche “a doppio bersaglio”, perché si legano a due bersagli target, connettendo le cellule T alle cellule tumorali, in modo che le prime rilascino specifiche molecole in grado di distruggere le seconde. I dati preliminari confermano per il momento l’efficacia di questa terapia, che pare sia in grado di eliminare ogni traccia di malattia con 1 infusione al mese per 1 anno.
Leucemia mieloide acuta in pazienti anziani
La leucemia mieloide acuta si sviluppa dal midollo osseo e tende ad avere una progressione molto veloce. Colpisce maggiormente le persone sopra i 60 anni, pazienti che in molti casi non sono in grado di tollerare cure particolarmente aggressive come chemioterapia intensiva o trapianto. Anche in questo caso si stanno ottenendo buoni risultati con una terapia ben tollerata basata su un mix di medicinali target, in grado di migliorare aspettativa e qualità di vita.
Mielofibrosi e farmaci target
La mielofibrosi è una neoplasia mieloproliferativa cronica rara che determina la graduale comparsa nel midollo osseo di un tessuto fibroso, con conseguente alterazione della produzione delle cellule del sangue. Si tratta di una patologia che colpisce soprattutto persone over 60 e che risulta molto complessa da trattare. Nonostante siano disponibili da tempo farmaci efficaci che hanno cambiato radicalmente la storia della malattia con un impatto positivo sulla qualità di vita del paziente e sul miglioramento della sopravvivenza, restano ancora oggi dei bisogni non soddisfatti. Inoltre, la ricerca sta facendo passi in avanti attraverso la sperimentazione di un mix di farmaci target, che permette una riduzione della malattia sia a livello clinico, con riduzione dei sintomi, che a livello molecolare e midollare. Il tutto, assicurando al paziente una buona qualità di vita. Lo studio del ruolo chiave di alcuni geni e del loro impatto sulla prognosi sta inoltre aiutando a calibrare con sempre maggiore precisione le nuove terapie.
Policitemia vera
Altra neoplasia mieloproliferativa cronica, la policitemia vera determina una proliferazione progressiva e incontrollata di globuli rossi, con conseguente aumento dell’ematocrito e riduzione della fluidità del sangue con gravi rischi per i pazienti di incorrere in trombosi, ictus e infarto del miocardio. Questa malattia può inoltre evolvere in mielofibrosi e più raramente anche in una forma di leucemia acuta.
La terapia di prima linea risulta a volte inefficace oppure non tollerata dai pazienti e per questo si stanno percorrendo nuove strade. Oramai da alcuni anni, ad esempio, è disponibile un farmaco che agisce inibendo il recettore JAK 2, che nel 95% dei pazienti con policitemia vera presenta una mutazione specifica. I dati ad oggi disponibili fino a 5 anni di trattamento nei pazienti che hanno ricevuto l’inibitore JAK1/2 confermano il beneficio in termini di controllo della malattia, che riguarda per esempio sintomi ed eventi trombotici, e documentano un impatto positivo sulla sopravvivenza complessiva.
Fonte: AdnKronos