Malattie del cavo orale, diagnosi da un chewing gum

Una gomma da masticare capace di individuare in pochi istanti la presenza di eventuali infiammazioni dei tessuti del cavo orale associate alla presenza di un impianto dentale. E’ questa la promettente soluzione, apparsa sulle pagine della rivista Nature Communications e non ancora testata sui pazienti, che potrebbe consentire una maggior facilità di diagnosi di questi disturbi molto diffusi, eseguibile ovunque e anche in assenza dello specialista.
Gli autori, guidati da Lorenz Meinel del dipartimento di tecnologie farmaceutiche dell’Università di Wurzburg, hanno sviluppato un biosensore che viene inserito in un composto amaro incorporato nella gomma da masticare. Non appena esso entra in contatto con alcuni enzimi prodotti specificatamente dall’infiammazione, diventa amaro; altrimenti il chewing gum resta insapore. La metodica è stata testata su campioni di saliva prelevati da diversi soggetti e posti su una “lingua artificiale”: la gomma ha individuato con successo i campioni di saliva dei pazienti con malattia peri-implantare da quelli di volontari asintomatici.
Sono infiammazioni che colpiscono i tessuti molli attorno all’impianto e possono arrivare a interessare l’osso. “In generale, queste condizioni sono determinate dalla presenza sulla superficie implantare di un biofilm batterico che, se non rimosso, può causare l’infiammazione dei tessuti peri-implantari”, spiega il professor Enrico Gherlone, direttore del dipartimento di Odontoiatria IRCCS Ospedale San Raffaele e Presidente nazionale del Collegio dei Docenti Universitari di discipline odontostomatologiche. Le malattie perimplantari, cioè la mucosite e la peri-implantite, sono piuttosto diffuse a livello mondiale: secondo diversi dati epidemiologici, la prevalenza della perimplantite va dall’8,9% al 28%, e alcuni studi addirittura hanno riportato il 56%. La mucosite invece è molto più diffusa e si rileva nel 48% – 64% dei pazienti portatori di impianti dentali.
“Il nostro sistema immunitario si attiva per attaccare i batteri che crescono sugli impianti dentali e che sono difficilmente accessibili. Le cellule specializzate _ soprattutto i macrofagi _ cercano di accedere ai batteri e di invadere i tessuti danneggiati dall’infiammazione mediante la secrezione di enzimi specifici, chiamati MMP o metalloproteinasi della matrice, che degradano il tessuto connettivo», ha spiegato il primo autore dello studio, Lorenz Meinzel. La gomma da masticare si basa su questo meccanismo: gli stessi MMP degradano anche i sensori nella gomma da masticare provocando il rilascio di una sostanza amara. Pertanto, i pazienti possono “gustare” il rilascio degli enzimi, che sta ad indicare un’infiammazione in corso.
Lo studio, ha commentato il professor Gherlone, “propone sicuramente una metodica molto interessante per permettere di diagnosticare precocemente le malattie perimplantari basandosi su analisi di tipo biomolecolare. Certamente saranno necessari ulteriori studi clinici estesi alla popolazione generale portatrice di impianti dentali, per valutare la reale efficacia di questo chewing gum che permette un’analisi precoce di alcune proteine markers, le metalloproteinasi, che sono prodotte in eccesso nei pazienti affetti da malattie parodontali, gengivite e malattie perimplantari”.
Intanto i ricercatori tedeschi sono al lavoro ad una nuova generazione di gomme da masticare, con nuovi sensori. “Attualmente stiamo sviluppando anche altri sensori che rispondono ad enzimi prodotti dai batteri, come lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus pyogenes (Streptococco β-emolitico di gruppo A)”, spiega l’autore dello studio, e fa un esempio: “Se un giorno vi svegliate con il mal di gola e volete sapere se è causato da uno streptococco (da trattare rapidamente con antibiotico ndr), masticate la gomma e nel caso di variazione nel gusto, andate dal medico”. Gli antibiotici finirebbero così solo a chi ne ha veramente bisogno.