L’eutanasia pianificata nazista raccontata in un film

Sarà in sala dal 19 gennaio il film “Nebbia in agosto” di Kai Wessel in occasione del Giorno della Memoria. Parla di una storia vera vissuta dal tredicenne Ernst Lossa, internato in un ospedale psichiatrico assieme a disadattati e disabili mentali. La storia dell’eutanasia pianificata nazista all’inizio della Seconda guerra mondiale che vide migliaia di persone sterminate con la complicità di medici e infermieri.
Il protagonista del film è un ragazzo ebreo orfano di madre, giudicato “ineducabile” e ricoverato in una unità psichiatrica. Il tredicenne si accorge però che diverse persone vengono sistematicamente uccise per ordine del dottor Veithausen. Da qui la decisione di fuggire assieme ad altri sventurati avvertendoli del pericolo e facendo, nel contempo, la conoscenza del suo primo amore.
Il film è stato presentato a Roma da Marcello Pizzetti, storico della Shoah, che ha affermato: “Fu una bonifica sociale della società tedesca, una vera e propria eliminazione in cui molti medici furono coinvolti. Nel 1941 questa operazione viene sospesa dallo stesso Hitler, a causa del malcontento dell’opinione pubblica, e inizia quello che si vede nel film, una eutanasia decentrata che non usa più il gas, ma il personale medico con la complicità di autisti e infermieri”.
“Questo è un film _ ha proseguito Pizzetti _ che andrebbe fatto vedere alle scolaresche”. Poi denuncia come l’Italia non abbia mai fatto i conti con il fascismo: ”In Germania hanno aperto gli archivi, in Italia hanno solo rivoltato l’armadio. In Italia nessuno paga. Ci fu allora una tendenza nel mondo politico e scientifico nell’individuare quella che, secondo loro, era una razza inferiore. Basta vedere, per fare un esempio, solo quello che pubblicava una rivista come La difesa della razza. In Italia non c’è mai stato un vero dibattito su questa cose, basti pensare che non c’è neppure un museo sul fascismo che sarebbe un modo di prendere coscienza della propria storia”.
Gli fa da eco Bruno Sed, presidente dell’Ospedale Israelitico: ”L’Ospedale Israelitico in questi mesi ha proposto più di un’iniziativa per evidenziare il ruolo attivo dei medici nella realizzazione dei piani di sterminio in epoca nazista e il film di Wessel affronta un aspetto decisivo nel percorso che porterà alla costruzione della macchina della morte nei campi di sterminio. Gli omicidi nelle cliniche psichiatriche come conseguenza del programma eutanasia, ripercorsi nella commovente storia del piccolo Ernst, evidenziano ancora una volta la disumanità del regime nazista e di come le inclinazioni dell’uomo, in assenza di orientamenti morali, possano trasformare la più nobile delle discipline nell’anticamera della morte”.