La strage quotidiana del fumo passivo

Argomento trattato fino alla nausea, ma non affrontato in tutte le sedi con la dovuta incisività, è quello del fumo passivo. I dati riferiti all’Italia sono drammatici: 600.000 morti l’anno. In Italia fuma il 22% della popolazione e alla fine del 2016 si è pure registrato un incremento minimo che riguarda entrambi i sessi.
In occasione della Giornata dei diritti dei non fumatori, che cade ogni 10 gennaio, si ripete lo slogan “Spetta a tutti il diritto di respirare aria pulita». Molto si è fatto per quanto riguarda la prevenzione, ma molto rimane ancora da fare. Secondo le stime ufficiali, nel secolo scorso, sono state cento milioni le persone decedute a causa del fumo. Entro la fine di questo secolo i decessi legati al fumo attivo e passivo saranno verosimilmente attorno al miliardo.
Ecco perché vengono istituite queste iniziative, perché c’è la necessità di denunciare costantemente i danni provocati dal fumo di sigaretta, senza tregua e con una campagna di sensibilizzazione anche nei posti di lavoro e nelle scuole.
Ma a fare male non è soltanto il fumo attivo, ma anche quello passivo, ed è quello che maggiormente preoccupa i non fumatori. Vivere in un ambiente saturo dei 69 componenti del fumo di sigaretta di natura cancerogena, espone infatti a un più alto rischio di insorgenza del tumore del polmone, la terza neoplasia più frequente dopo quelle al colon retto e al seno.
Ma non solo i polmoni ne sono colpiti: respirare aria satura di composti nocivi emessi dalle sigarette aumenta anche il rischio di sviluppare un ictus cerebrale. I ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti, sono giunti a questa conclusione dopo aver valutato il decorso dello stato di salute di oltre ventottomila adulti statunitensi, tutti maggiorenni e non fumatori. Le loro condizioni sono state valutate attraverso le risposte a un questionario e ricorrendo alla rilevazione dei livelli di cotinina, un metabolita della nicotina  nel sangue.  Si è così potuto notare che chi aveva avuto un ictus aveva vissuto un maggior numero di ore a contatto con dei fumatori. Più in generale, tra i sopravvissuti, si è visto come chi per anni aveva inspirato i prodotti di scarto del fumo di sigaretta, aveva una maggiore probabilità di morire rispetto al resto dei pazienti, considerate tutte le possibili cause di decesso. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Stroke.