Eutanasia, il disperato appello di Fabiano

La storia ricorda quella di Piergiorgio Welby, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, morto dieci anni fa dopo una lunga battaglia a favore dell’eutanasia. Morì dopo che l’anestesista Mario Ricci gli praticò la sedazione e gli staccò il respiratore che lo teneva in vita. Allora, caddero le accuse di omicio nei confronti del Ricci perché l’Ordine dei medici stabilì che l’anestesista agì nel rispetto del comportamento etico e professionale, e perché Welby era consenziente nel voler porre fine alle sue sofferenze.
Fabiano Antoniani è invece un giovane milanese di trentanove anni, ex dj. A causa di un incidente stradale è costretto immobile su un letto, senza poter vedere nulla. La sua voce e i suoi ricordi hanno il volto della sua ragazza, Valeria, che ha provveduto a inoltrare al Presidente della Repubblica Mattarella l’appello di Fabiano racchiuso in un video. “Il 13 giugno 2014 sono diventato cieco e tetraplegico, a causa di un incidente in macchina _ racconta Fabiano _ . Ho provato a curarmi, anche sperimentando nuove terapie. Mi sento in gabbia, non sono depresso ma non vedo più e non mi muovo più. Da più due anni sono bloccato a letto in una notte senza fine”. Poi scorrono le immagini in cui Fabiano è in viaggio con la sua moto e lavora come dj (era soprannominato Dj Fabo), infine con la sua Valeria che parla al suo posto perché lui, a parlare, fa molta fatica.
Fabiano ha l’appoggio dell’Associazione Luca Coscioni che con la sua campagna “Eutanasia Legale” chiede che ognuno sia “libero, per vivere liberi fino alla fine”.
L’Associazione Luca Coscioni, che è in prima fila da tempo per far approvare una legge che regoli l’eutanasia, ha rivolto un appello a Mattarella: «Sappiamo che non spetta a Lei approvare le leggi, Le chiediamo però di intervenire affinché una decisione sia presa, per lasciare ciascuno libero di scegliere fino alla fine». Da tre anni la proposta di legge sulla morte assistita è depositata in Parlamento.
L’eutanasia “attiva” è una pratica approvata in tre Paesi europei: Svizzera, Belgio e Olanda. In Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Ungheria è regolamentata, con alcune differenze, la pratica dell’eutanasia “passiva”, che consiste nell’interruzione di un trattamento medico necessario alla sopravvivenza dell’individuo. Stessa cosa per gli Stati Uniti, Canada, Sud America, Cina. In Italia l’eutanasia “passiva” è possibile solo nei casi in cui ci sia la morte cerebrale del paziente. Quella “attiva”, come in Gran Bretagna, è assimilata all’omicidio.