Disabilità e sostegno scolastico, le 7 azioni che servono

Secondo i dati Istat sono 155.971 gli alunni con disabilità nelle scuole primaria e secondaria per l’anno scolastico 2015-2016. Gli insegnanti di sostegno sono uno ogni due alunni disabili. Il numero è in crescita, il che comporta una revisione della didattica e i supporto a favore degli alunni disabili. Dallo studio Istat i ragazzi con disabilità passano in media 24,9 ore settimanali all’interno della classe per la scuola primaria e 22,5 per quella secondaria e seguono attività didattica al di fuori della classe per un numero residuale di ore, in media 3,5 ore settimanali nella scuola primaria e 4,1 nella scuola secondaria di primo grado. Un dato negativo perché, come osserva Dario Ianes co-fondatore del Centro Studi Erickson, “la situazione non è ancora quella di una frequenza completa alle attività classe. Troppo tempo viene speso fuori da essa.  All`origine di queste microesclusioni c’è da un lato la difficoltà di differenziare la didattica della classe, rendendola adatta anche ad alunni con disabilità e, dall’altro, frequenti meccanismi di deresponsabilizzazione e di delega agli insegnanti di sostegno”.
Di fatto il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere che tutta l’attività didattica sia svolta in classe insieme ai compagni. Ecco quali sarebbero le 7 azioni per migliorare l’apprendimento degli alunni:
1. La risorsa compagni di classe
2. L’adattamento come strategia inclusiva
3. Strategie logico-visive, mappe, schemi e aiuti visivi
4. Processi cognitivi e stili di apprendimento
5. Metacognizione e metodo di studio
6. Emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento
7. Valutazione, verifica e feedback
Carlo Scataglini, insegnante specializzato e formatore sulle metodologie di sostegno, dice: “I dati degli ultimi anni, evidenziano un crescente ricorso alle aule dei tribunali per la richiesta e il riconoscimento di un numero maggiore di ore di sostegno didattico. Questo aspetto da un lato risponde a un sacrosanto diritto che non può e non deve essere disconosciuto al momento della formazione degli organici provinciali dei posti di sostegno, dall’altro, però, rischia di far cadere le famiglie (e in molti casi la scuola stessa) nell’equivoco che funzioni sempre l’equazione ‘più sostegno = più inclusione’. Se ragioniamo in termini di didattica è inutile ormai distinguere una didattica comune e una didattica speciale. Quello che si sta cercando di operare nella nostra scuola è quello del passaggio dalla didattica inclusiva episodica (per un determinato alunno, per una determinata attività) a quella che viene oggi definita Normale didattica inclusiva”. Dalla relazione Istat emerge anche un altro problema legato alla mobilità, per il quale si sta cercando di correre ai ripari: infatti le scuole sono poco accessibili in tutto il territorio nazionale dove c’è carenza di segnali visivi, acustici e tattili per favorire la mobilità all’interno della scuola agli alunni con disabilità sensoriali, oppure, in generale, di percorsi interni ed esterni accessibili. Il divario tra Nord e Sud Italia appare anche qui evidente.