Covid, la variante Kraken preoccupa gli Usa

Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, ma a preoccupare gli esperti che da tre anni studiano la pandemia da Covid è soprattutto una nuova sottovariante che arriva dagli Stati Uniti, battezzata Kraken, come il leggendario mostro marino con le fattezze di un calamaro gigante, “cugina” della più conosciuta Gryphon. Secondo i dati dei Centres for Disease and Prevention (Cdc) negli Stati Uniti i casi di Covid-19 sono raddoppiati nell’ultima settimana e oggi oltre il 40% dei contagi sono dovuti a Kraken, che ufficialmente si chiama XBB.1.5: appena un mese fa la nuova sottovariante era al 4% mentre oggi, nel Nord-Est del Paese rappresenta il 75% dei casi. Nella sola New York Kraken è aumentata di oltre il 140% in un mese. La sua diffusione sta letteralmente galoppando e in poche settimane si è registrata la crescita in assoluto più rapida di una sottovariante dai tempi di Omicron 1.
“Da alcuni mesi non vediamo una variante decollare a questa velocità” ha detto alla Cnn Pavitra Roychoudhury, direttrice del sequenziamento del Covid-19 presso il laboratorio di virologia della University of Washington School of Medicine. L’epidemiologo americano Eric-Feigl-Ding ha sottolineato su Twitter che “la nuova variante è più immuno-evasiva e più infettiva rispetto alle precedenti”.
Secondo il data base GISAID, in cui gli scienziati di tutto il mondo condividono le sequenze del coronavirus per identificare le mutazioni potenzialmente pericolose, XBB.1.5 sarebbe stata rilevata per la prima volta a New York e nel Connecticut a fine ottobre. Kraken deriva da una mutazione della prima sottovariante di Omicron XBB, nota come Gryphon, un ricombinante delle varianti BA.2.10.1 e BA.2.75. Entrambe sono in grado di eludere gli anticorpi acquisiti con la vaccinazione o l’infezione, tuttavia XBB.1.5 è caratterizzata da una mutazione aggiuntiva che la renderebbe più abile a legarsi saldamente all’ACE2, la porta di ingresso che il virus utilizza per entrare nelle nostre cellule, e si spiegherebbe così la sua alta contagiosità. Le ricerche su questa sottovariante (in Italia sono state finora registrate due sequenze secondo il report Iss e finora è stata rilevata in 29 diversi Paesi) sono però ancora estremamente limitate.
Molti virologi ed epidemiologi concordano sul fatto che XBB.1.5 ha tutte le caratteristiche per guidare una nuova potenziale ondata di Covid-19, tuttavia secondo gli studi finora condotti sulla cugina Gryphon non sembra che XBB.1.5, che è comunque sempre una derivata da Omicron, causi una malattia più grave rispetto ad altre sottovarianti, soprattutto nelle persone che sono vaccinate con un richiamo aggiornato. L’aumento complessivo dei ricoveri che si sta registrando negli Stati Uniti non sembra essere più elevato nelle zone dove Kraken è dominante.
I sintomi sono ancora mal di gola, tosse, stanchezza, dolori articolari e muscolari diffusi, con un maggiore coinvolgimento della alte vie aeree. Anticorpi neutralizzanti, indotti dalle vaccinazioni e dalle infezioni precedenti, ma soprattutto i linfociti T che riconoscono più elementi del virus, proteggono dalla malattia grave. Tuttavia nei soggetti anziani e fragili queste armi sono meno efficaci e tendono a calare con il tempo. Matteo Bassetti, direttore delle Malattie Infettive al San Martino di Genova è perentorio: “Il messaggio è che si deve fare la dose di richiamo, mentre in Italia abbiamo ancora un 70% della popolazione target che non ha fatto il booster, né il primo né il secondo”.
Fonte: Corriere della Sera