Il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe ha evidenziato che i nuovi casi di infezione di Sars-CoV-2 nella popolazione generale sono stabili ma i contagi tra gli operatori sanitari si sono ridotti del 64,2%: dai 4.4.382 rilevati nella settimana 13-19 gennaio, quando è stata avviata la somministrazione delle seconde dosi, ai 1.570 della settimana 3-9 febbraio.
Quasi due milioni di medici vaccinati
Un calo di infezioni notevole che sembra essere davvero attribuibile alla somministrazione dei due vaccini Pfizer e Moderna con efficacia al 95% agli operatori sanitari, prima categoria ad essere vaccinata. I contagi dei medici sono monitorati regolarmente dall’Istituto Superiore di Sanità. “Presupponendo che le modalità di screening periodico degli operatori sanitari non siano state modificate – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – questa netta riduzione è verosimilmente effetto della somministrazione di circa 1,9 milioni di dosi di vaccino in questa categoria di popolazione”.
Il caso Israele
Anche Israele, dove il 90% della sua popolazione over 60 è già stata vaccinata osserva lo stesso trend. I dati raccolti dal Ministero della Salute israeliano sono decisamente confortanti: mostrano che c’è stato un calo del 41% delle infezioni confermate da Covid-19 nella fascia di età over 60 e che c’è stato un calo del 31% dei ricoveri da metà gennaio all’inizio di febbraio. Da questo si può dedurre che i vaccini somministrati in Israele (Pfizer-BioNTech) fanno calare sia i ricoveri sia i contagi, quindi sembrerebbe che davvero questo vaccino sia in grado di bloccare anche il contagio. Se si fa la stessa analisi per le persone sotto i 59 anni i casi risultano diminuiti solo del 12% e le ospedalizzazioni del 5%, ma questa fascia d’età è stata coperta solo per circa il 30% del totale.
Nella realtà confermati i trial clinici
Le due realtà, medici italiani ospedalieri molto esposti all’infezione e popolazione generale prevalentemente anziana in Israele non sono paragonabili, ma il trend positivo è il medesimo: calano i contagi. “Sono dati preliminari _ commenta Paolo Bonanni, epidemiologo, professore di di Igiene all’Università di Firenze _ ma che testimoniano quello che tutti noi speravamo e ci aspettavamo di vedere e cioè che su una popolazione ampiamente vaccinata, sia pur esposta a infezione e malattia, sono confermati i dati dei trial clinici. Questo è confortante, almeno sul virus di partenza, altro discorso andrà fatto sulle varianti sudafricana e brasiliana che potrebbero determinare un calo, ma certamente non un annullamento, nella protezione”.
La protezione del vaccino include anche le varianti del virus?
“E’ probabile che andremo verso il vaccino annuale contro il Covid, almeno per qualche anno sarà così. Come già succede per l’influenza”. A prospettare questo scenario, fra gli altri, è il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.
“Per riuscire a bloccare o ridurre al massimo la trasmissione di Sars-Cov-2 la velocità della vaccinazione senz’altro conta _ afferma il virologo _. Una campagna vaccinale fulminea aiuterebbe. Ma sia considerando le varianti di Sars-CoV-2, sia la durata dell’immunità che potrebbe declinare, e gli studi finora disponibili non lo escludono, credo che sarà necessario un richiamo successivo, con vaccini che abbiano una composizione aggiornata. Gli studi sembrano portarci là. Un declino dell’immunità oltre i sei mesi è possibile, è paragonabile a quello che si è visto con la malattia, ma mancano dati, serve più tempo per poterlo dire”.