Catastrofi naturali, numero di vittime in crescita

Nubifragi e trombe d’aria, torrenti in piena e alberi sradicati. Frane e fango, crolli e soprattutto vittime. Quello che sta vivendo l’Italia in queste ore con l’arrivo del maltempo, ma ancor di più ciò a cui rischiano di doversi abituare l’Italia e tutto il continente europeo.
I fenomeni atmosferici estremi sono destinati ad aumentare, e di conseguenza il numero annuale delle vite interrotte. L’Ue inizia a fare i calcoli, e i risultati non sono buoni. Secondo un’analisi dello European Commission Joint Reseach Centre (Ecjrc) “senza misure di adattamento” ai cambiamenti climatici, senza politiche di prevenzione del rischio e di messa in sicurezza del territorio, i morti da catastrofe naturale aumenteranno sempre più fino a crescere di 50 volte rispetto ai livelli degli anni Ottanta. Entro la fine del XXI secolo i morti da alluvioni, frane, valanghe, allagamenti potrebbe arrivare a 152mila l’anno. E si tratta di stime prudenziali. Se si fa poco o nulla entro il 2100 due europei su tre si ritroveranno esposti a pericoli di morte legati al tempo. Fino a oggi un rischio per nemmeno un cittadino Ue su dieci. Numeri che impongono una riflessione, secondo gli esperti.
Si rischiamo “vittime strutturali”
Fin qui, tra il 1981 e il 2010, hanno perso la vita mediamente tremila cittadini dell’Unione europea ogni anno a causa di disastri meteorologici. E’ quello che gli esperti definiscono “periodo di riferimento”, la situazione di partenza dello studio. Rispetto a questo dati iniziale, la tendenza è prevista al rialzo. “Senza l’attuazione di misure di adattamento, questo numero può crescere in modo significativo nei prossimi decenni” avverte l’istituto di ricerca europeo. Si va incontro a morti strutturali per disastri mortali.
Le misure di prevenzione contano molto, perché a seconda di ciò che si fa o non si fa le previsioni cambiano. Ad esempio da qui al 2040 le vittime per catastrofi naturali in Europa potrebbe variare da 10.700 a 59.300, a seconda di come si deciderà di agire o non agire. Lo European Commission Joint Reseach Centre preferisce mettere in guardia sul numero medio potenziale di decessi (32.500). Ma in prospettiva la situazione rischia di sfuggire ancor più di mano. Per la fine del secolo (2100), ogni anno in Europa si rischia di contare qualcosa come 152mila vittime da maltempo, ma anche in questo caso si tratta di valori medi. Si potrebbe arrivare a registrare fino a 239.800 morti, secondo lo scenario peggiore.
Due europei su tre a rischio entro fine secolo
Di conseguenza un po’ ovunque nel territorio comunitario sarà anche sempre più la fascia di popolazione esposta a rischi mortali dovuti a intemperie, passando dagli 25 milioni a 78 milioni entro il 2040. Anche qui si tratta di stime al ribasso. Tra poco più di vent’anni potrebbero essere 166 milioni di europei a dover temere le cattive previsioni meteo. In altri termini, «entro la fine del secolo circa due terzi degli europei potranno ritrovarsi esposti a disastri atmosferici» ogni anno. In termini assoluti vuol dire 523 milioni di persone, secondo lo studio. In termini percentuali due terzi vuol dire 66%. Fino al 2010 questo dato era fermo al 5%.