Antinfiammatori-Covid. Min. e Aifa li consigliano da 2 anni

Che per combattere i sintomi del Covid fossero utili gli antinfiammatori era noto da tempo e il primo studio del tandem Mario Negri-Ospedali di Bergamo che evidenziava tali benefici risale al giugno di un anno fa.
Quindi un lettore attento e non preconcetto non si sarebbe dovuto stupire della nuova review apparsa su Lancet il 25 agosto scorso a firma di alcuni degli stessi autori del precedente studio nella quale, nella sostanza, si ribadisce quanto già detto un anno prima con l’aggiunta di ulteriori revisioni scientifiche di altre ricerche apparse nel mondo sul tema delle cure domiciliari per il Covid.
E invece no, complice un clima da campagna elettorale estiva che sembra non essere mai sazio di temi su cui far polemica (come se la crisi energetica e le prospettive di un autunno nero per l’economia non bastassero) in molti si sono riversati su questo nuovo studio per rilanciare le tesi di una gestione disastrosa se non addirittura “interessata” del Covid in questi due anni e mezzo di pandemia.
Ai fautori del “dagli al Governo”, contro Speranza (foto in alto) in primis, non sembra neanche venuto in mente di dare un’occhiata alle linee guida del Ministero della Salute per le cure a casa del Covid nelle quali, fin dal novembre 2020, si consigliava l’uso di paracetamolo o dei Fans “in caso di febbre o dolori articolari o muscolari”, un consiglio che è sempre stato confermato in tutti gli aggiornamenti successivi delle stesse linee guida.
Eppure la polemica è esplosa tanto da costringere il direttore del Mario Negri, Giuseppe Remuzzi a rilasciare diverse interviste per ribadire, in questo caso a La Stampa, che “La cosa peggiore che può capitare ai dati della letteratura scientifica è di essere strumentalizzati durante una campagna elettorale, non importa da quale schieramento. Mettere sotto accusa il ministro Speranza è deplorevole. Gli antinfiammatori possono aiutare contro il Covid però i nostri studi presi in considerazione nella review, tra gli altri, sono robusti ma non ancora definitivi. Non si può pensare che le autorità li usino per dare regole valide in maniera assoluta. In Italia l’atteggiamento del ministero e dell’Aifa è sempre stato impeccabile. Non c’era evidenza che qualcos’altro funzionasse quando sono stati pubblicati i primi risultati sugli antinfiammatori. Quando invece sono apparse le prime evidenze, l’Italia è stato il primo Paese al mondo a introdurre gli antinfiammatori nella cura contro il Covid”.
Fonte: QS