Acqua potabile in Veneto, Greenpeace chiede più garanzie

Secondo gli standard Usa l’acqua potabile in Veneto è pericolosa. Decine di migliaia di persone sono esposte, in Veneto, a potenziali rischi per la salute connessi all’utilizzo di acqua potabile. Questo a causa degli elevati valori di PFAS, ovvero sostanze perfluoroalchiliche derivanti principalmente dagli scarichi delle industrie locali.
E’ quanto emerge dai dati ufficiali forniti da alcune ULSS della Regione Veneto. Come sottolinea Greenpeace, sebbene tali valori non sembrerebbero destare allarme prendendo in considerazione le soglie di sicurezza stabilite nel nostro Paese, invece superano di gran lunga quelli fissati in altri Paesi.
Secondo i limiti vigenti negli Stati Uniti, ad esempio, oltre 130 mila cittadini veneti sarebbero soggetti al rischio. Un numero che sale a circa 200 mila abitanti se si adottano le più stringenti normative svedesi. Ad essere interessati sono 90 comuni appartenenti alle province di Padova, Verona e Vicenza, dove l’acqua contaminata da PFAS è arrivata nelle case almeno una volta nel corso del 2016. Greenpeace Italia chiede chiarimenti ai vertici regionali, come si evince dalle parole di Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento dell’organizzazione: “Chiediamo alla Regione Veneto di dimostrarci con prove scientifiche la maggiore tolleranza ai PFAS da parte dei veneti rispetto ai cittadini americani e svedesi, per giustificare l’adozione di livelli di sicurezza di PFAS così elevati nelle acque potabili”.
Oltre ai PFAS, a destare preoccupazioni è anche la presenza di PFOS (Perfluorottansulfonato) e PFOA (acido Perfluoroottanoico). Quest’ultimo composto è classificato come potenzialmente cancerogeno per l’essere umano dall’IARC (Agenzia delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Cancro), con una soglia consentita fino a 500 nanogrammi per litro.
L’associazione ambientalista auspica dunque un abbassamento dei limiti permessi dalla Regione Veneto, rendendo disponibile una mappa interattiva attraverso la quale controllare la situazione all’interno dei singoli Comuni. Questa la posizione di Ungherese, che invoca una maggiore trasparenza nella pubblicazione delle informazioni rese disponibili alla collettività.